Sempre più logistica nel punto vendita: l’omnicanalità trasforma il settore abbigliamento
Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando il mondo Retail, ora alle prese con l’omnicanalità, evoluzione della multicanalità che prevede customer experience perfettamente trasversali su tutti i canali di vendita.
Un’indagine dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano evidenzia l’aumento in Italia della vocazione “Supply Chain/Fulfillment” del negozio. L’86% offre il Click&Collect, il 57% il ritiro dei resi, ancora rari i casi di allestimento dell’ordine nel punto vendita per consegne entro poche ore
Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando il mondo Retail, ora alle prese con l’omnicanalità, evoluzione della multicanalità che prevede customer experience perfettamente trasversali su tutti i canali di vendita. Evoluzione che richiede più logistica nel punto vendita, cambiando il ruolo del Retail nella Supply Chain di molti settori, e in particolare del settore Abbigliamento, come evidenzia un capitolo del più recente Rapporto dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, che ha approfondito in particolare lo scenario nel settore Abbigliamento. L’analisi si basa su studi di caso di 77 fornitori di servizi logistici e 47 aziende committenti di tali servizi, e su un’indagine che ha coinvolto 51 retailer, sia tradizionali che eCommerce.
Nel punto vendita attualmente convivono in misura diversa due dimensioni. La dimensione Consumer Experience si basa sul contatto diretto del cliente con il prodotto e con il brand, e sull’entertainment. La dimensione Supply Chain/Fulfillment vede il negozio come punto di chiusura dell’acquisto (pagamento, eventuale up-selling di altri prodotti o servizi), ritiro, allestimento ed evasione ordini dall’eCommerce.
Dall’indagine dell’Osservatorio emerge che la diffusione delle strategie di omnicanalità comporta tre linee d’evoluzione. Il 34% delle aziende committenti intende aumentare le capacità di relazione e intrattenimento del punto vendita (Experience Hub), il 41% invece aumenterà la capacità logistica nel punto vendita (Fulfillment Hub), e il restante 25% opterà per soluzioni “ibride”. In tutti e tre i casi crescerà il ruolo della logistica nel Retail, e la collaborazione tra azienda committente e fornitore di servizi logistici.
Experience Hub e Fulfillment Hub: come cambia la logistica nel punto vendita
L’Experience Hub ha un ridotto assortimento e pochi pezzi a stock per articolo. Ciò richiede di aumentare la capacità di prelievo a pezzo in deposito, e l’integrazione con i fornitori a monte per gestire la merce non a stock. Occorre garantire flussi di rifornimento rapidi verso il punto vendita, spesso sfruttando piattaforme regionali e locali di distribuzione.
Il Fulfillment Hub è un luogo di ritiro degli ordini online (Click&Collect), raccolta e gestione resi, prelievo e allestimento ordini, partenza dei giri di consegna a domicilio. A livello di logistica nel punto vendita questo impone di riorganizzare gli spazi per accogliere anche queste attività, e di massimizzare produttività e flessibilità di prelievo a punto vendita (es. gestione turni). A livello distributivo occorre impostare la pianificazione dei giri di consegna a livello locale, e prevedere flussi di riallocazione dei prodotti tra i punti vendita della rete.
Secondo l’Osservatorio, il futuro vedrà una convivenza di circuiti logistici diversi: la scelta di quale utilizzare per raggiungere il cliente sarà dinamica, in base alle sue richieste specifiche, alla situazione contingente della rete, e ad altri fattori. Tra questi la tipologia di prodotto (il retailer può per esempio gestire a stock in negozio solo i prodotti alto vendenti, con evasione da deposito e consegna a domicilio o in negozio – Click&Collect – dei basso vendenti), la tipologia e posizionamento del punto vendita, il livello di servizio richiesto dal consumatore.
Omnicanalità nell’Abbigliamento: l’eCommerce è “solo” un servizio in più
L’Abbigliamento è stato uno dei primi settori trasformati dall’eCommerce. Queste aziende hanno tipicamente una presenza globale, con network tradizionale ecostituito da 1-2 centri distributivi per macro-regione, e canale online quasi sempre gestito a livello centrale (83% dei casi). Il 74% del campione vende online da oltre 5 anni e per il 57% l’incidenza delle vendite online sul fatturato totale è superiore al 5%.
Il 44% vede l’eCommerce come opportunità per allargare la gamma e offrire un altro servizio al cliente. Il prezzo di vendita online, a differenza di altri settori, è spesso allineato a quello dei negozi. Il canale online permette di raggiungere i clienti non serviti con i negozi tradizionali, ma si sviluppa anche nelle aree in cui i negozi sono già presenti e capillari (3 casi su 4).
Il 74% ha attivato un sito proprio di vendita diretta al consumatore finale, mentre il 58% utilizza un retailer online che acquista la merce, ne acquisisce la proprietà e poi la rivende al consumatore. Sta crescendo il livello di integrazione, con introduzione di sito proprio o rafforzamento delle collaborazioni con terzi alla ricerca di soluzioni integrate con i punti vendita tradizionali, per offrire ai consumatori un’esperienza di acquisto continua tra canali (95% dei casi).
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(Di Redazione, Digital4.biz)