L’e-commerce italiano si rafforza all’estero, ma la strada è ancora lunga

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Sempre più consumatori in Italia comprano su Internet e sempre più imprese sfruttano i canali online per vendere i loro prodotti. In Italia però l’e-commerce resta poco diffuso rispetto alle altre grandi economie europee.

Rapporto Ice-Politecnico di Milano sull’export digitale: nelle vendite cross-border superiamo Germania e Francia. I settori più internazionalizzati sono abbigliamento (nel B2C) e automotive (nel B2B). Lo shopping online in Italia cresce del 17% ma restano il ritardo con gli altri paesi e il divario Nord-Sud

Sempre più consumatori in Italia comprano su Internet e sempre più imprese sfruttano i canali online per vendere i loro prodotti, in Italia e all’estero: lo rivela “Esportazioni e e-commerce delle imprese italiane – Analisi e prospettive”, il primo Rapporto Ice-Politecnico di Milano sull’export digitale presentato oggi a Napoli alla presenza del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Michele Geraci, del Direttore Generale dell’Agenzia ICE, Piergiorgio Borgogelli, del Presidente di Confindustria Campania, Vito Grassi, dell’Assessore Internazionalizzazione, Start Up-Innovazione Regione Campania, Valeria Fascione, del Direttore Apple Developer Academy, Giorgio Ventre e dei rappresentanti di Amazon.it, YOOX, Politecnico di Milano e Tradizione Italia.

L’e-commerce nel nostro paese resta poco diffuso rispetto alle altre grandi economie europee: solo il 44% degli utenti Internet fa acquisti online e l’e-commerce B2C in Italia nel 2017 è stato pari a circa 26,6 miliardi di dollari o 23,6 miliardi di euro. Ma l’anno scorso il valore della domanda soddisfatta tramite e-commerce è cresciuta del 17% rispetto al 2016 e l’e-commerce italiano di prodotti (52%) ha superato per la prima volta quello di servizi (48%). Permane uno squilibrio nell’uso del web per fare acquisti tra le regioni italiane e tra tipologie di contesti urbani (aree metropolitane, urbane o extra-urbane). Al Nord, in media il 57% della popolazione fa acquisti online contro il 42% del Sud e il 49% delle isole. Le regioni più propense ad acquistare online sono quelle del Nord, tipicamente caratterizzate da una buona capacità di spesa.

Particolarmente rilevante il dato che indica che l’Italia è il paese nel quale il cross border e-commerce (le vendite online da parte di imprese con una sede in un paese diverso da quello di destinazione, in pratica l’e-commerce esportato) pesa maggiormente, con un 19% che spicca rispetto al 10% della Germania e al 6% della Francia.

L’utilizzo del canale digitale per le vendite all’estero è significativo nell’industria manifatturiera, dove circa il 45,8% delle imprese vende via web ad utenti residenti in Unione europea, mentre il 25,7% si rivolge a clienti in altre parti del mondo. Nel B2C è l’abbigliamento il settore più digitalizzato con il 66,7% delle imprese che vende in Europa e il 37,5% che vende al di fuori dell’Europa.

Con riferimento al B2C, la modalità di accesso ai mercati digitali esteri è frequentemente indiretta, ovvero effettuata da un’impresa italiana tramite un intermediario online con ragione sociale non italiana – per esempio retailer o marketplace. L’export “indiretto” vale 6,9 miliardi di euro e pesa per il 75% sul totale dell’export digitale. L’export “diretto” (ovvero da parte di un’impresa italiana tramite il proprio sito o tramite un intermediario online con ragione sociale italiana) vale complessivamente circa 2,3 miliardi di euro nel 2017 (in crescita del 15% rispetto al 2016), rappresenta il 25% dell’export di prodotti di consumo ed è riconducibile per gran parte all’abbigliamento.

Il valore delle vendite online B2B, anche in Italia come nel resto del mondo, supera nettamente quello delle vendite B2C. Nel 2016 è stato stimato un valore di e-commerce B2B pari a circa 310 miliardi di euro; le filiere che più contribuiscono alla creazione degli scambi tra imprese sono il largo consumo, il metalmeccanico, l’automobilistico, le utility e la Pubblica Amministrazione, e il tessile. La filiera automobilistica è caratterizzata da uno dei maggiori gradi di maturità digitale e pesa da sola per circa un quarto del valore dell’e-commerce B2B in Italia.

Su scala globale il mercato dell’e-commerce vale tra i 2 e i 3mila miliardi di dollari per il B2C e oltre 22mila miliardi di dollari per gli scambi tra imprese (B2B). I consumatori che comprano online sono attualmente circa 2 miliardi ma, secondo alcune stime, la cifra potrebbe raddoppiare in tempi rapidi e i prossimi 2 miliardi di e-shoppers arriveranno principalmente dai paesi in via di sviluppo.

Il maggior mercato in cui è sviluppato il commercio digitale è la Cina (nel 2017 l’e-commerce B2C ha superato gli 846 miliardi di dollari) seguita dagli Stati Uniti con 616 miliardi di dollari, mentre in Europa permane una netta differenza tra paesi nord-europei e mediterranei. I migliori risultati nel B2C provengono da Irlanda e Regno Unito.

Nell’e-commerce B2C cross-border le quantificazioni più recenti ne stimano il valore in 189 miliardi di dollari nel 2015 – il 7% del totale dell’e-commerce B2C – per un totale di circa 380 milioni di consumatori coinvolti in acquisti internazionali. Anche per gli scambi internazionali tramite questo canale, i principali mercati sono Stati Uniti (40 miliardi) e Cina (39 miliardi).

La diffusione, ancora relativamente contenuta, degli scambi internazionali tramite e-commerce soprattutto per quanto riguarda i beni di consumo è riconducibile secondo lo studio alla percezione di barriere significative da parte delle imprese e alla conoscenza limitata di alcuni prodotti da parte dei consumatori. Non a caso, il mercato mostra una concentrazione elevata in grandi imprese e/o distributori, a seconda dei casi, con una spiccata propensione dei giganti digitali a espandersi anche verso le vendite offline.

Nell’Unione europea, il 18% delle imprese vende online, mentre il 16% ha ricevuto ordini da siti o app. Tra i paesi le cui imprese fanno maggiore ricorso all’e-commerce, in Irlanda e Regno Unito risulta molto più diffuso l’e-commerce B2C, mentre Svezia, Paesi Bassi, Germania e Danimarca si caratterizzano per una maggiore diffusione dell’e-commerce B2B o B2G (business-to-government).

Per le imprese italiane l’e-commerce è un ottimo strumento di export perché fornisce in molti casi una soluzione ai possibili limiti strutturali delle Pmi, osserva l’Ice. Tuttavia c’è ancora molta strada da percorrere e l’Agenzia Ice negli ultimi anni ha impiegato ampie risorse nella promozione dello sviluppo del commercio digitale. Nel 2017 infatti l’Ice ha strutturato un programma di attività articolato, che ha previsto accordi con piattaforme internazionali come YOOX, partnership con marketplace internazionali come Alibaba Group (per esempio con il progetto HelloITA) e con le più importanti catene di GDO e retailer online. Le azioni ICE si sono concentrate sul settore dei Beni di consumo/moda ed Agroalimentare/vini e su Usa, Canada e Cina come mercati di destinazione, con un investimento complessivo di circa 4 milioni di euro.

(Di Redazione,CorriereComunicazioni.it)