Camera Buyer cambia nome e strategia. Tombolini: «Con CBI facciamo community»

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Camera Italiana Buyer Moda diventa CBI, acronimo di Camera Buyer Italia, ma anche di Community Based Identity, puntando a coinvolgere forme emergenti di retail e altre categorie di prodotto.

Un nuovo nome per una nuova missione. Camera Italiana Buyer Moda diventa CBI, acronimo di Camera Buyer Italia ma anche di Community Based Identity. Lo ha deciso l'assemblea annuale dell'associazione, la prima presieduta da Francesco Tombolini, che ha registrato anche l'ingresso di nuovi soci: One Block Down, Tredicimetriquadri, Slam Jam e Gibot, Société Anonyme, Giordano Pompei.

Il re-naming è stato scelto dai 105 associati per sottolineare la conversione in una community: «Non vogliamo essere un organismo chiuso - ha spiegato Tombolini - ma un luogo aperto a istituzioni, enti fieristici, brand, showroom e buyer internazionali. Inoltre intendiamo coinvolgere forme emergenti di retail e altre categorie di prodotto come casa, gioielli, ottica, fiori e viaggi. Oltre a collaborare fattivamente con Camera Nazionale Moda Italiana e Sistema Moda Italia».


Nella foto, Francesco Tombolini con Beppe Angiolini

Ma il momento clou dell'assemblea, che si è svolta il 18 giugno alla Triennale di Milano, è stata la presentazione del progetto Dream. «Per ora siamo ancora in una fase embrionale - ha chiarito Tombolini - ma l'idea è quella di costituire, entro il 2021, un consorzio associativo rivolto a tutti i fornitori e tutti i partner dei retailer italiani, per favorire l'ottimizzazione dei costi e l'integrazioni digitali».

I primi passi verso questa strategia sono il lancio del sito aggregativo di CBI (al via da oggi) e la presentazione della nuova App per gestire i servizi.

Centrale anche il rapporto con Farfetch e con i brand fornitori, che d'ora in poi saranno gestiti direttamente da CBI nel tentativo di far valere il suo ruolo e gli oltre 2,2 miliardi di vendite rappresentate dagli associati.

«Dopo le recenti prese di posizione su distribuzione selettiva, geopricing e standard qualitativi - si legge in un comunicato dell'associazione - desideriamo porci come un unico interlocutore, volenteroso di costruire un metodo di lavoro capace di salvaguardare gli investimenti dei retailer e, allo stesso tempo, di promuovere i marchi in Italia e all’estero».

(Redazione, Fashion Magazine)