Altagamma: l’e-commerce del lusso è cresciuto del 50% nel 2020

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Mentre si prevede che entro il 2025 le vendite online rappresenteranno un terzo del mercato del lusso, i monomarca devono puntare su esibizioni speciali, capsule, pop up, diversificazione dei flagship e servizi ai consumatori.

In occasione dell’Altagamma Retail Insight 2021, conferenza annuale che fotografa le evoluzioni del retail del lusso, Fondazione Altagamma ha reso noti i risultati di un’analisi secondo la quale le vendite digitali del comparto sono cresciute di quasi il 50% lo scorso anno, passando dai 33 miliardi di euro del 2019 a 50 miliardi di euro e arrivando a rappresentare il 23% del giro d’affari totale (erano il 12% l’anno precedente). Secondo la ricerca, l’e-commerce del lusso dovrebbe arrivare tra i 105 e i 115 miliardi di euro entro il 2025, in salita del 30%.

L’altro lato della medaglia di questo trend accelerato dalla pandemia di Covid-19 è che i brand del lusso hanno dovuto affrontare una diminuzione del traffico e della produttività nei loro negozi monomarca. Una conseguenza che colpisce soprattutto le aziende di piccole e medie dimensioni, visto che gli strumenti per contrastare il tale calo, come l’efficientamento dei flagship store, lo sviluppo di capsule collection, ecc, richiedono notevoli costi fissi, più facili da sostenere con delle economie di scala.

“Il retail per decenni ha trainato la crescita della nostra industria e da qualche anno è al centro di un processo di evoluzione in particolare, ma non solo, per la crescita del canale digitale”, ha commentato Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma. “Le imprese italiane stanno attuando una profonda trasformazione del loro modello di business in ottica digitale con conseguenze sul retail, in particolar modo dopo l’accelerazione del 2020 dovuta a Covid-19. Questo necessita di grandi investimenti che richiedono solidità finanziaria e competenze specifiche. Il PNRR e i 14 miliardi dedicati proprio alla Transizione 4.0 saranno in tal senso, ce lo auguriamo, un supporto concreto anche alle imprese eccellenti del made in Italy”.

Sulla questione si è espresso anche Luca Solca, Senior Research Analyst, Global Luxury Goods di Bernstein: “L’accelerazione della ‘rivoluzione digitale’ non è ‘neutra’ da un punto di vista strategico e mette al contrario sotto forte pressione il sistema delle imprese della moda e del lusso italiane. Gli elementi di debolezza relativa delle aziende italiane sono tre: la scala ridotta rispetto ai concorrenti internazionali, che le penalizza nel momento in cui il digitale fa aumentare enormemente i costi fissi; la dipendenza più elevata dal canale wholesale multimarca, che si trova oggi in uno stato di crisi terminale e, infine, la maggiore arretratezza sul versante della digital transformation”.

L’alto di gamma rappresenta oggi in Italia un settore da 115 miliardi di euro, che fornisce un contributo al PIL del 6.85% e impiega 402.000 occupati, tra diretti e indiretti; la quota dell’export è del 53%.

(a cura di Laura Galbiati, FashionNetwork.com)