Radici sartoriali e spinta innovativa, così lo stile Kiton accelera all’estero

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Dall’export l’85% dei ricavi dell’azienda campana, sinonimo di sartorialità maschile made in Italy, che ha chiuso il 2019 a quasi 135 milioni (+7%); in cantiere nuovi processi e prodotti sostenibili.

Passato e presente, retail e wholesale, abbigliamento classico e contaminazioni urbane. La ricetta di Kiton fa leva su concetti antitetici, ma anche su equilibri ben calibrati. E, nonostante le incertezze globali, continua a crescere: «Per noi il 2019 è stato un anno molto positivo, siamo cresciuti del 7% e chiudiamo l’anno a quasi 135 milioni di euro di ricavi: siamo molto contenti per l’evoluzione dell’azienda e molto fiduciosi per il 2020 perchè ci sono tutti i presupposti perché il trend di sviluppo continui», spiega il Ceo Antonio De Matteis.

L’azienda di Arzano (Na), sinonimo di sartorialità maschile made in Italy, è fortemente sbilanciata sui mercati esteri: «Oggi la nostra distribuzione è su scala globale, vendiamo l’85% all’estero: sicuramente gli Usa sono il nostro primo mercato e quello in cui registriamo una maggiore crescita, ma anche l’Asia», continua De Matteis. Impossibile ignorare la situazione cinese: «Da un punto di vista finanziario questo blocco rappresenta indubbiamente un problema. Riteniamo però che la situazione sia destinata a risolversi e che quindi l’emergenza sanitaria ed economica rientri. Siamo fiduciosi», dice il ceo.

A conquistare un pubblico internazionale in forte evoluzione è la spinta innovativa applicata a un brand dalle radici ben piantate: «Se si rimane fermi anche solo a principi che andavano bene cinque anni fa si va male. Noi siamo cambiati molto nello spirito, nell’approccio, nello stile e stiamo raccogliendo i frutti».

Cambiare vuol dire, per esempio, seguire le evoluzioni della società. E, nel caso di Kiton, accelerare nella “conversione” a prodotti e processi più sostenibili: «Stiamo studiando un progetto che parte nel 2021 per fare il packaging ecosostenibile o con materiali riciclati». Stare al passo con le novità è possibile anche perché, nonostante il mezzo secolo, Kiton è un’azienda giovane: «Dal 2000 ad oggi abbiamo lavorato per creare una nuova generazione di artigiani; abbiamo affrontato il tema della mancanza di maestranze in tempi non sospetti. All’epoca la nostra età media era 55 anni, oggi con grande entusiasmo posso dire che è 36-37 anni» chiosa Antonio De Matteis.

Ad esprimere al meglio il processo di ringiovanimento e rinnovamento dell’azienda è stato anche il progetto Knt, acronimo per Kiton new texture: il progetto, affidato a Walter e Mariano De Matteis, declina in chiave urbanwear il Dna dell’azienda di Arzano, utilizzando tessuti tecnici e di ispirazione sportiva. Dopo un lancio in store negli Stati Uniti nell’ottobre 2018, la collezione - venduta nei negozi Kiton di Milano, New York, San Francisco, Hong Kong e in due negozi in Cina - è cresciuta incontrando i gusti di un pubblico trasversale che include i clienti Kiton, ma anche una fascia più giovane. Tra i mercati chiave di Knt ci sono gli Usa, la Russia e l’Asia.

(a cura della Redazione, Il Sole 24 Ore)